Home Attualità Co-creatrice di Astrazeneca: a lei la Mattel dedica una Barbie

Co-creatrice di Astrazeneca: a lei la Mattel dedica una Barbie

Co-creatrice di Astrazeneca

La co-creatrice di Astrazeneca Sarah Gilbert – vaccinologa britannica – ha ricevuto una Barbie con le sue fattezze dalla Mattel, casa produttrice di giocattoli.

Capelli ramati, occhiali grossi e un elegante tailleur, si tratta di un omaggio che Mattel ha voluto fare alla ricerca e alla scienza – in tempi di battaglia contro la pandemia -attraverso la bambola più famosa del mondo.

Già nominata dama dalla Regina Elisabetta, e protagonista di un’emozionante standing ovation a Wimbledon, la scienziata ha infatti guidato lo sviluppo del vaccino anti-Covid presso l’Università di Oxford.

La Gilbert – inizialmente stupita – ha poi accolto con piacere tale omaggio: “Voglio ispirare la prossima generazione di ragazze e spero che i bambini che vedono la mia Barbie, capiscano quanto le carriere scientifiche siano importanti per aiutare il mondo attorno a noi. Il mio desiderio è che la bambola mostri ai bambini carriere di cui potrebbero non essere a conoscenza, come lo scienziato dei vaccini”.

Sarah Gilbert è la direttrice del prestigioso istituto Jenner all’università di Oxford e co-produttrice del primo vaccino anti-Covid messo a punto sul pianeta, prodotto poi dal gruppo farmaceutico anglo-svedese AstraZeneca.

La co-creatrice di Astrazeneca ha iniziato a lavorare alla progettazione del vaccino contro il coronavirus all’inizio del 2020, quando la malattia stava emergendo in Cina. Il siero che ha contribuito a produrre, è ora uno dei più utilizzati nel mondo, con dosi spedite in più di 170 nazioni.

Un omaggio alla co-creatrice di Astrazeneca e alle donne che operano nelle Stem

Oltre che a rendere omaggio alla co-creatrice di Astrazeneca, la Mattel ha creato anche altri modelli di Barbie in onore di altre cinque donne che operano nelle discipline scientifico-tecnologiche dette Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Tra queste, ci sono: le operatrici sanitarie Amy O’Sullivan, la prima ad aver curato un paziente affetto da Covid-19 al Wyckoff Hospital di Brooklyn, e Audrey Cruz, dottoressa che si è prestata a turni di lavoro sfiancanti e in un ambiente a rischio, per oltre sei mesi e senza vedere il figlio neonato.

La psichiatra canadese Chika Stacy Oriuwa, una delle portatrici della lotta contro il razzismo sistemico nel sistema sanitario, la ricercatrice biomedica brasiliana Jacqueline Goes De Jesus, che si è occupata di sequenziare il genoma di una variante del virus in Brasile.

Infine, il medico australiano Kirby White, ideatrice del progetto Gowns for Doctors, iniziativa che ha portato alla realizzazione e al brevetto di camici lavabili e riutilizzabili per il personale che ha lavorato – e continua a lavorare – nei reparti di terapia intensiva.

Lisa McKnight, vicepresidente senior e capo globale di Barbie e bambole di Mattel, ha dichiarato: “Barbie riconosce che tutti i lavoratori in prima linea hanno fatto enormi sacrifici nell’affrontare la pandemia. Per far luce sui loro sforzi, condividiamo le loro storie per ispirare la prossima generazione a prendersi cura di questi eroi e a ricambiare”.
“Il nostro vuol essere una forma di riconoscimento ai tremendi sacrifici affrontati da coloro che lavorano in prima fila come eroi per contrastare la pandemia e le sfide che ne sono derivate” – ha infine concluso.

Mattel criticata di diffondere stereotipi femminili

Negli ultimi anni, il produttore di giocattoli Mattel è stato al centro di diverse critiche riguardo al fatto che le sue bambole diano un’immagine stereotipata e non realistica delle donne.

L’azienda ha infatti proposto nuove bambole con nuovi colori di capelli e tonalità di pelle, nonché numerose bambole a tema, per ispirare carriere come quella del medico, del pompiere, o dell’astronauta.

Le Barbie vanno quindi da quelle che svolgono professioni come vigili del fuoco, medici e astronaute, a quelle dalle tonalità di pelle più scure dell’originale bianco-rosa e dai capelli scuri o afro, da quelle che indossano il velo islamico o sono ispirate a note attiviste, a quelle con proporzioni fisiche e taglie più aderenti alla realtà.

 

Photo cover credits: thetimes