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UIL-PA penitenziari: reato di clandestinità è il de profundis per il sistema carcerario

L’introduzione del reato di clandestinità è il de profundis per il sistema carcerario“. Queste le parole del Segretario Generale della Uil-Pa Penitenziaria, Eugenio Sarno, dopo l’approvazione del ddl sicurezza che da oggi è diventato legge dello Stato. “Da oggi il numero di ingressi in carcere, già sensibile, potrebbe aumentare in modo incontrollato anticipando l’implosione del sistema che tutti gli addetti ai lavori hanno già paventato – ha sottolineato Sarno“.

L’approvazione del ddl sulla sicurezza che introduce il reato di immigrazione clandestina si abbatterà come un maglio devastante sul già disastrato sistema penitenziario. Pur rispettando istituzionalmente un voto del Parlamento non posso non esprimere le nostre più profonde riserve sugli effetti che tale previsione normativa determinerà – ha spiegato Sarno.

Da oggi il numero di ingressi in carcere, già sensibile, potrebbe aumentare in modo incontrollato. Il sistema penitenziario, con i circa 64mila detenuti, è già collassato. Un surplus di presenza determinerebbe, anticipandola, l’implosione del sistema che tutti gli addetti ai lavori hanno già paventato. Ora occorre aggiornare le proiezioni e stimare il raggiungimento di quota 70mila detenuti  entro poche settimane. Sempre che si affermerà davvero una vera azione di contrasto all’immigrazione clandestina. Viene da chiedersi dove dovremo sistemare i nuovi giunti. Persino i pavimenti delle celle e le barberie delle sezioni hanno esaurito le disponibilità. Sento e leggo di politici giubilanti che rivendicano di aver operato nel nome del popolo. Mi viene da chiedere se i detenuti e gli operatori penitenziari trovino cittadinanza nelle menti di questi politici. Gli uni scontano condizioni vergognose, infamanti, illegali, incivili di detenzione. Gli altri operano quotidianamente a contatto con il dolore, la disperazione la bruttura subendo la sistematica  contrizione dei propri diritti soggettivi  per l’incapacità del Governo a fornire soluzioni. Da oggi non siamo più sull’orlo del baratro ma nella condizione per cui è ben  udibile lo stridio delle unghie che si aggrappano alle pareti del baratro in cui inesorabilmente la politica del Governo Berlusconi sta spingendo il sistema penitenziario – conclude Sarno“.

Solo ieri Eugenio Sarno aveva visitato il carcere milanese di San Vittore spiegando che le “condizioni riscontrate contribuiscono ad annientare la persona umana e non solo la dignità di essa. Già nei reparti oggetto di ristrutturazione le condizioni sono ai limiti della legalità. Nel VI raggio non ancora ristrutturato le condizioni sono pessime e indegne. Analogamente i poliziotti penitenziari sono costretti quotidianamente a lavorare in ambienti insalubri e insicuri a contatto con la disperazione ed il dolore che quelle condizioni determinano alimentando le tensioni e fomentando le aggressività. Oggi a San Vittore sono chiusi due reparti per cui la massima ricettività dovrebbe essere di circa 780 posti. Stamani, invece, i detenuti presenti a San Vittore assommavano a 1610 (1503 uomini e 107 donne). I detenuti stranieri sono pari a 976 (937 uomini e 39 donne). I detenuti con condanna definitiva sono pari a 297 (264 uomini e 33 donne) in attesa di condanna definitiva sono 1313 (1239 uomini e 74 donne)“.