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Robotica per il diabete: l’innovazione arriva da Pisa

robotica per diabete

Robotica per il diabete: la ricerca ha portato alla realizzazione del prototipo di un sistema robotico impiantabile nel corpo umano per il rilascio controllato di farmaci nell’organismo, consentendo di superare le attuali iniezioni o gli infusori.

Il suo nome tecnico è PILLSID (PILl-refiLled implanted System for Intraperitoneal Delivery) ed è frutto di uno studio che ha coinvolto l’Istituto di BioRobotica (The BioRobotics Institute) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con l’Università di Pisa e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP), la cui ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Science Robotics.

Il sistema, che è stato sviluppato dai ricercatori coordinati da Arianna Menciassi – prorettrice vicaria della Scuola Superiore Sant’Anna – oltre a consentire una terapia localizzata e una infusione fisiologica, può essere molto utile per le persone con diabete di tipo 1, in particolare per coloro che devono assumere insulina più volte al giorno.

Robotica per il diabete in cosa consiste?

Il nuovo sistema robotico, validato sinora a livello preclinico, potrebbe quindi essere una valida alternativa alle strategie attualmente impiegate per il controllo della glicemia, basate su iniezioni sottocutanee ripetute di insulina o su infusori indossabili.

Il robot permette, difatti, di evitare l’uso di porte di accesso, di cateteri, di aghi e siringhe.

Il robot è sostanzialmente una piccola pompa che viene impiantata all’interno dell’addome del paziente, motivo per cui è necessario un intervento chirurgico.

Si tratta di un dispositivo di piccole dimensioni – 7,8×6,3×3,5 centimetri – e del peso di 165 grammi.

Questo è dotato di un sistema di alimentazione wireless per il suo funzionamento, e resta fisso nell’addome, dove rilascia nell’organismo, con estrema precisione, l’insulina custodita nel proprio serbatoio, il quale ha un’autonomia stimata tra uno e due settimane, dopo le quali occorre rifornirlo.

A questo punto, il paziente ingerisce la capsula – che è una sorta di mini rifornitore magnetico – e questa procede normalmente il suo percorso nell’organismo passando per stomaco e intestino.

Una volta raggiunto il robot impiantato, si aggancia automaticamente grazie al magnete e vi ricarica il serbatoio.

Una volta cocluso il percorso, si sgancia e viene rilasciata in modo naturale.

A favore di chi è affetto dalla patologia

Il diabete è una delle malattie più insidiose e più diffuse.

Secondo i dati della World Diabetes Federation, in tutto il mondo, nel 2017, risultavano affetti da diabete 425 milioni di persone, mentre altri 212 milioni ignorano di esserlo.

In Italia, i dati Istat contavano già più di 3.200.000 diabetici nel 2016.

Per chi è affetto da diabete può essere necessaria una terapia insulinica e per alcuni ciò significa assumerne ogni giorno – anche per più volte – attraverso delle iniezioni.

“Lavoriamo da tempo nella robotica per terapia e chirurgia mini-invasiva. Abbiamo sviluppato capsule per il monitoraggio gastrointestinale e sistemi magnetici per azionamenti remoti in chirurgia. Nell’ambito di una scuola di dottorato, nacque l’idea di pensare alle capsule come a degli shuttle che potessero rifornire degli organi interni artificiali, così da trattare patologie croniche di estrema rilevanza come il diabete. Un finanziamento della Regione Toscana ci ha permesso di ottenere questi incoraggianti risultati” – ha così commentato la prorettrice Arianna Menciassi.

 

Photo cover credit: santannapisa.it